la piligrèna, hallo-we win

 in rumagna i murt, iè piò viv che tè

nella bassa romagna (anticamente abitata da umbri, etruschi e celti)  la cultura contadina vuole che la terra abbia poteri forti di cura e magia, di rinascita e resurrezione. dal seme al parente. nelle campagne la notte che scavalca ottobre per arrivare a novembre è quella dei morti che tornano, delle anime perse, delle cose rimaste da fare. è il rito pagano e della piligrèna

fra gli spiriti di romagna è la piligrèna  il meno conosciuto, spaventoso e misterioso, tanto quanto e mazapegual è  simpatico, dispettoso e complice

vagano le anime nelle notti dei santi, vagano cercando giustizia, o saluti, o semplicemente un posto dove passar la notte all’aperto

la piligrèna si presenta fuori dai cimiteri come un lampo, un fuoco fatuo, un entità che prende alla gola e toglie il respiro

se chiedete in giro, a solarolo, molti sanno della piligrena, la pellegrina. Il fatto avvenne negli anni trenta. Un carrettiere detto Sintinè doveva trasportare un carico di legna da Solarolo e Lugo. La strada che allora collegava i due paesini passava davanti al cimitero. Sintinè decise di far riposare il suo cavallo asmatico prima del cimitero. Poi diede alla bestia una frustata in modo da fargli fare una bella corsa e superare così in fretta il tratto maledetto. Il cavallo correva veloce, ma ecco che davanti al cimitero si impennò: la piligrena era davanti al carro ed era così orrenda che il povero carrettiere gridò e svenne. Un contadino accorso alle sue grida lo trovò morente.

per i bimbi di oggi il 31 ottobre è halloween, dolcetto o scherzetto, maschere e botti di paura. per me resta la vigilia dei santi, prima dei morti, che mi vedeva da bimba rinnovare il cappotto, aspettare i parenti e contare le macchine in fila, parcheggiate dal cimitero fino al mio cortile. era la festa che preparava la corsa al natale, capodanno, befana. una festa. perché ero bambina e non avevo altri che nonni mai conosciuti da commemorare

forse non tutti sanno che halloween è stato inventata dagli americani per scopiazzare il rito della pilegrèna romagnola, le solite maledette intercettazioni

ps dei fantasmi di romagna parla “zeder” il primo horror di pupi avati

 

ricordando e mie piligrène di due anni fa.  stasera bevo vino, brindo, ricordo e canto.

dei fantasmi di romagna parla “zeder” il primo horror di pupi avati

La piligrena
Cla sira in tl’ustareya a e Sass ayaveva dbù e par turne a cà a ciapè par la strè de zimiteri.
L’era una strè giareda e al rod agl’andeva da tot i chent.
Un pò e vè, un pò la gera ai aveva tot e mond cum zireva atoran a la testa.
Mo me a tireva drett.
A un zert pont quend ca so propi daveti a e rastel de zimiteri a capess duv ca sò.
Quend cam na dè l’era ormai terd.
Uyera un silezi dl’etar mond tent cla la lona la tarmeva.
Am farmè, a calè zò e a mitè i pi in tl’erba de fos pran fè brisa armor.
A y’aveva ormai fata a pasè da cl’etra benda de zimiteri quend…. u s’apiè una lus in te mez al cros.
In te stong um zlè e vè c’ayìaveva dbù.
La fiema cla bruseva in te mez al cros la carseva e las muveva e l’am guardeva.
L’avneva in qua e la pasè e rastel.
L’era elta belache come me.
A ciapè so et corsa cun li drì clam vreva purtè cun lì e am vultè in drì sol dentar e rastel d’la mi cà a e Sest.
Mò lì l’an gnera piò.
Vuitar a gi c’agliè toti patac ma c’là not la piligrena l’am purtè la bicicleta a cà par dim c’la saveva dov c’asteva……. e l’ala punze a e rastel cun la bocia e tot.

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