confesso

che ho molto peccato. in pensieri parole opere e cibo

ho rincorso il panino di burghy quando era rossa e gialla l’insegna e andavo all’aquafan con la voglia di hamburger che mi partiva al mattino, fra la colazione e la sigaretta

ho fumato, tanto e troppo e mentre fumavo avrei invitato a fumare anche te.

ho frequentato discoteche e bevuto la consumazione, in genere cocacola tagliata con la vodka o il contrario non ricordo. non ho mai lasciato milano senza farmi un happymeal. il regalo non lo consegnavo sempre allo sparso. a volte me lo tenevo io fino alla settimana successiva. e mangiavo patatine prefritte, mettevo la maionese nei sandwich e compravo gli smarties, gli m&ms e anche i loaker

lo sparso ha avuto le torte di pasticceria e le merendine fino ai 6 anni e poi di sua volontà ha preteso il panino lungo tre metri con la nutella fino alla 5° elementare.

cucinavo sofficini e a pà piacevano tanto e per anni ho comprato il polloarrosto nel cellofàn

e in ufficio in via popoli uniti con gli effluvi aroma panettone del magazzino cova che entravano da tutti gli spifferi, io facevo pranzo con i panini che mi consegnava il pony, prenotati al telefono da california bakery

caffè lungo ammericano, pane scuro col cacao nell’impasto, formaggio spalmabile e verdure. ho ancora il sacchetto, forse anche il tovagliolino di carta. mi sentivo in, up, wow. ero a milano. ero libera, facevo la colazione delle 13 alle 14 come nei telefilm e poi volavo correndo a prendere il treno che finito il film arrivava la voglia di essere a casa.

poi è  la consapevolezza. colpa del powerbook, di internet e dei primi blog. conservare in frigo. cannella. comida. cavoletto. petula, qualcosadirosso, gli scribacchini e i primi forum che parlavano di vaniglia e non di aromi, di ingredienti da selezionare e avevo già smesso di fumare e pedalavo. e poco alla volta addio al dado, alla maionese, alla cocacola, ciao nutella e merendine e mcdonalds che intanto arrivava sempre più vicino e gelati industriali e robe pronte e niente. la ricerca costante del meglio. dell’ingrediente che non c’è perchè non serve. e ritrovare nei gesti del passato il senso del presente e diventare esigente.

già gli ultimi anni di ufficio a milano li ho passati mangiando costosissima frutta tagliata al momento dalla signora che mi chiamava silvana. non ho mai avuto cuore di dire che non ero io, silvana. 4 euro una vaschetta di plastica che mai buttavo. ne ho un grattacielo. e poi gli euro son diventati 6 ed è nata la schiscetta che mi preparavo a casa, con il kit coltello, forchetta, cucchiaio nel taschino della giacca.

e poi la settimana scorsa, tornata a milano dopo mesi che non andavo, camminando verso corso como, guardavo attonita le geometrie  del cielo, cambiate per l’expò che sarà, sentendomi per un attimo al sony center di berlino e certi scorciIMG_7960al di là dei ricami

IMG_7957

e sul corso di fronte al 10 una vetrina di california bakery.

il batticuore addirittura? bello dentro. bello da vedere. avrei voluto fermarmi e sedere e non sentirmi così, io cosa prendo adesso, voglio il mio vecchio pane scuro, voglio assaggiare la ny cheesecake, vorrei…prego? un bagel al salmone, da portare via. e prendo immagini con gli occhi, porto a casa questo pezzetto d’america milanese all’italiana. di gentilezza, di cesti a soffitto. lavora bene california bakery, anche sui social. mi hanno ringraziata con un twit. ed ero fuori dalla vetrina, seduta sulla fioriera, in corso como, un lunedì alle 3.

il soffitto
il soffitto

ps

colazione al biancolatte. primavolta per me che avevo scaringi nel cuore (!) cornetto integrale vuoto (ma era ai frutti di bosco) artigianale o un buon industriale? cappuccino con crema di latte, non schiuma no, non cappuccio fuori dall’orlo come vorrei ma buono nel gusto e nel macchiare le labbra. ragazzi simpatici al di là del banco. han visto entrare una ragazza e han detto ‘mamma che bella’ e una era donna.

2,40€ avrei speso di più a casa. città batte provincia. a colazione. qui.

ho messo i link dei locali  a puro scopo informativo per raccontare cosa vedono i miei occhi e cosa scelgo a vista. per i blog invece è una scelta a pelle

 

pps che palle

i cupcake e  i donuts mi fan cagare.

questo post parla di mie frequentazioni, scelte per il mio personale piacere e ciò che dico

è frutto di quel che ho provato.

california bakery, colazione, consapevolezza, foodblogger, milano, percorsi, polemiche, viaggi, vita

Commenti (6)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.