“nostra”lgia canaglia

ho termintato di leggere l’ombra del vento di zafón e proprio mentre chiudevo il libro mi è capitato di sentire che già mi mancava. mi mancava l’appuntamento sottratto alle mille cose da fare. mi mancavano i due minuti passati a veder cosa succede, mi mancava il contatto con lo spessore del libro. come mi manca il ricevere una lettera scritta a mano.  ora si aspetta l’arrivo del postino come quella di un messo comunale. o son bollette o sono multe. invece io da ragazzina ricevevo le lettere delle amiche e degli amici (tante anche quelle consegnate  a mano..che meraviglia) e il gesto di aprire la busta, sentire la carta, il profumo della casa in cui è stata scritta, le parole che mi affrettavo a leggere e il rito del rispondere. la carta e la busta, il colore dell’inchiostro. le conservo tutte. tutte tutte. compresi i biglietti che ci scambiavamo nei banchi di scuola.

una scatola di cose scritte

e come mi mancano anche certi pomeriggi del tempo di scuola, quando dovevo studiare per il giorno dopo e non mi andava proprio. e facevo di tutto pur di non prendere i libri, pulivo i bigodini di mamma, mettevo a posto i cassetti, ma molto più spesso facevo la torta marmora con la quale il giorno dopo mi “sruffianavo” i professori. (con la compiacenza delle compagne)  la stessa torta che faccio oggi con la dose della farmacia come allora (la dose è il lievito preparato dalla Farmacia Beltrami l’unico che uso per questa torta)

la torta marmora

ingredienti:  225 gr di zucchero 125 gr di fecola – 125 gr di farina 00 – 125 gr di burro – 3 uova- 25 gr di cacao – una dose per 3 uova

procedimento: sbattere il burro morbido con lo zucchero e aggiungere un tuorlo alla volta, aggiungere le farine setacciate, la dose e infine gli albumi montati a neve ferma, a questo punto versare metà dell’impasto nella tortiera Ø 24 imburrata e infarinata e aggiungere al rimantente il cacao setacciato, a cucchiaiate questo sull’altro e in forno 170° per 45′. ha il sapore delle cose che sarebbe bello ritrovare.

come una lettera scritta a mano a cui rispondere. (silvia lanconelli. via firenze 312 48018 faenza) se capita che arrivi la necessità di scrivere.

ps ho scritto nostralgia perchè anche di questo si parla in un gruppo di amici di mail, di sentimenti che sono di uno ma finiscono con l’essere di tutti e quindi nostri e basterebbe così poco per verificare che “siamo” e non “sono”.

colazione, corrispondenza, letture, libri, torte, vita, Zafòn

Commenti (2)

  • Ogni tanto un tuo post mi sconvolge…potrei averlo scritto io!

    Parlavo con mia sorella recentemente di quanto sia comodo ma triste che praticamente ormai comunichiamo quasi solo per via mail e di quanto invece era bello riconoscere nella busta intravista nella cassettra delle lettere la grafia familiare, la carta da lettere scelta con cognizione di causa…

    E vogliamo parlare della scatola raccoglitrice di vecchi fogli?
    Ne ho tre! Una per le missive con mia sorella, una per quelle con la mia più cara amica, una per il resto del mondo… Ah…e poi un’altra con le lettere di mio marito prima che diventasse tale…

    Hai pubblicato il tuo indirizzo…probabilmente sei anche più matta di me ma è un invito a cui non posso resistere…tra un po’ ci conosceremo anche attraverso la vera carta da lettere!

    P.s. cos’è questa cosa del lievito preparato in farmacia?

    • ci credi se ti dico che ci contavo? è proprio una necessità…aver qualcosa di diverso dal solito…mhhh periodaccio….è vero forse sono una pazza ad aver pubblicato l’indirizzo. ma come diceva mamma a sò vnuda ciapa acsè…sono venuta presa così…il lievito è proprio una bustina che la farmacia prepara appositamente per questa torta. 3 uova o 6. ma non so cosa ci mette dentro.
      proverò a chiedere. domani vado da babbo e passo in farmacia.

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