a letto con il prete

arrivava con la paletta piena di braci roventi, il fazzoletto alla testa legato sotto il collo come a tenere la pelle cadente, il grembiule nero a fiorellini e il grembiale sopra, le calze di cotone pesante fermate da un elastico nero alla coscia. “spostati che ti metto il prete nel letto!” e adesso vai a dormire. dal suo metroequaranta ci comandava a bacchetta tutti, la nonna. era quello che io definisco un trattore. sempre in moto. fuori e dentro casa, con temperature che ricordo infinitamente più basse di adessso. per noi che si stava nella bassa romagna, vicino al fiume, le sere erano di nebbia e gli inverni lunghi. il camino era nei “bassocomodi” e le braci arrivavano in casa per essere messe nel prete, messo a scaldare le coperte. la ricordo come fosse ieri la sensazione della stanza gelida e del caldo a contatto con le lenzuola. poi le comodità sono aumentate. il prete è diventato elettrico e poi le coperte scaldanti hanno preso il suo posto e poi basta. ora le stanze devono essere raffreddate e non scaldate, ma ripensando alle mie passate epifanie, quando le calze erano calze nere, piene di mandarini e carbone vero, boeri e ceci, quando era la sera del mio compleanno (che però lo festeggiamo domani che è festa), quando ero bambina, la befana era la nonna e io la spiavo per vedere se alla mezzanotte la vedevo volare. poi tornavo sotto le coperte. tiepidine ormai, che il prete si era freddato.

trovato svuotando la cantina della fu casa delle suocera. ogni casa è famiglia. ogni prete è da letto? ma soprattutto perchè si chiamava prete? (una spiegazione non molto “etica” mi è venuta in mente ma…sarà…?)

 

befana, compleanno, le mie ricette, passato

Commenti (23)

  • io non l’ho avuta una nonna cosi’, non l’ho conosciuta quando era un trattore perché a detta dei figli mia nonna paterna era un trattore e comandava tutti, anche con il suo sguardo che ora ricordo da una fotografia…era sempre seduta quando io l’ho conosciuta ed era il suo sguardo a parlare. La nonna, mamma di mamma é andata via troppo presto e di sicuro non era un trattore era gracilina, dolcissima ,vedo il suo sguardo dalle fotografie. La befana era mamma ed anch’io spiavo ma il prete nel letto non l’ho mai conosciuto….non so’ cos’é!
    Buona befana a te!

    • io solo la nonna paterna ho conosciuto e purtroppo non c’era un rapporto idilliaco fra noi. befana era e befana è rimasta. troppo caldo in calabria per far posto al prete? buona befana a te pat.

  • Oddio, sì, me lo ricordo. Andavamo da mia nonna che stava dall’altra parte del cortile e aveva ancora la stufa a legna e tornavamo con lo scaldino pieno di braci da mettere nel prete (da noi: “el frà”, cioè il frate, sempre lì giriamo). Se ce la faccio, ti procuro la foto di un prete vero (cioè: non elettrico; so dove trovarlo 🙂
    E hai ragione! Lenzuola bollenti e camera gelata 🙂
    Non avrei mai detto che le avrei rimpiante entrambe 🙂

    • e quindi profe la leggenda italiana vuole che preti e frati riscaldino le notti invernali! 🙂 sì ti prego, l’originale..con la suora con le braci (che oggi mi han detto che suora era la padella interna dove ci si metteva la brace)

  • mi hai fatto tornare in mente quando da bambina anche noi lo usavamo, nella casa in campagna che nn aveva ancora la luce, quindi tutto a lume di candela e il letto caldo con il prete, al buio quelle braci roventi erano rosse rosse, che bei ricordi!

    • ester il rosso delle braci nel buio è vero! ed è anche incredibilmente vero che il nostro avere poco rendesse meraviglioso quel poco in più. le candele da noi venivano rispolverate solo per i temporali. ma il prete nel letto e le braci le ho chieste per anni!

  • Un anno fa nella lista delle promesse (pochine, due) mi ero proposta di passare meno tempo in rete. E l’ho fatto, strano ma vero che con le promesse di inizio anno va sempre un pò così. Tutte le medaglie hanno un rovescio, in questo caso è chiaro: ho ‘perso’ meno tempo ma ho anche ‘buttato via il bambino con l’acqua sporca’. Mi piace ritrovarti. Tantissimo. Nuova promessa per il nuovo anno: imparare a separare il grano dalla pula.

    E per i preti … anche io ho un ricordo di preti. Ma era una specie di grossa boule di rame, con un tappo a vite e piena di acqua caldissima, quella della stufa.

    E chi me la metteva nel letto gelido di una stanza gelida non era una nonna per mancanza di materia prima, mai moglie, mai madre, un folletto di 80 anni, magrissima e rossa di capelli, sembrava sempre in bilico tra questo mondo ed un altro che stava solo nella sua testa.

    Lei era l’unica però che pensava a questa cittadina che a dormire in una stanza umida e fredda proprio non riusciva a farci l’abitudine …

    Che malinconia mi hai fatto venire …. :-)))

    /graz

    • il tempo che passo in rete non è ancora così tanto da far fioretti, ma capita spesso anche a me di dimenticare di dare un’occhiata a chi mi piaceva tanto. ritrovarsi, trovare un filo, almeno di parole e pensieri è il bello di questo mondo. e non importa che siano ricette o ricordi o varie amenità. gli ingredienti che occorrono per far bella una giornata possono essere tanti. ecco, per esempio, leggere commenti che mi riportano ad altri inverni ad altri preti o frati, e ritrovarmi a immaginare la tua anna dai capelli rossi…è quello che serve a me. graz.ie lo scrivo io. 😉

  • sai che da queste parti l’ho visto sempre con le due sagome montate parallele e non incrociate? ma se lì si chiama prete, non poteva che farlo questo segno, certo.
    ok, purchè tu non ti cosparga poi le ceneri sul capo! maaaiii ;-D

    • è vero roberta, quello da brace era proprio così, un mega slittino doppio! e le ceneri che sbiancavano le lenzuola e toglievano i resti della titntura per capelli…ahh i bei rimedi di una volta!

  • Cioè, qui scopro che sia te che la Graz nell’infanzia ve la facevate col clero…insomma, sono io la snob cittadina che ha conosciuto solo i termosifoni e le termocoperte???
    Auguri auguri auguri (e per rispetto non aggiungo “vecia” ;-P).
    smuack

    • ma che rispetto e rispetto! 😉 sono andata dall’oculista e mi ha detto, tranquilla nulla di serio. solo l’età. non fosse stato simpatico l’avrei “spallato” ! grazie cannybella!

  • C’è questa anche da noi fatta in modo diverso in italiano è scalda letto, il nome del prete, mi ha fatto molto ridere, da noi si usa anche mettere il cappotto sopra le coperte per vare più caldo anche se credo che non lo usi più nessuno

  • anch’io mi ricordo “il prete” nel letto, nella casa vecchia! e forse anche in quella nuova i primi anni ancora senza impianto di riscaldamento, ed era “lo slittino doppio”. e nella tavoletta centrale si appoggiava la “scaldaletta”, cioè l’apposito tegame a manico lungo e con quattro archetti sopra (forse per poterlo coprire durante il tragitto stufa-letto senza rischiare di incendiare tutto?) nel quale stavano le braci.
    portato dalla mamma che la nonna non se lo sognava nemmeno di facilitarmi la vita.
    ma non avevo mai saputo di una versione elettrica!
    ricordi di vita in campagna, spesso più ruvida, ma sicuramente più autentica.

      • sì, anche a me piaceva tanto quella luna nera, e bravissima lei: emanava davvero qualcosa di magico! ma, mai, mai avrei immaginato che un giorno, tutto ciò avrebbe identificato me!!
        e invece arrivi tu e “zac!”, colpo di bacchetta…sarà un “segno” per ricordarmi che tutto è possibile?
        tanto è bastato per energizzare una giornata fiacca… e allora vado, vado e faccio!
        grazie cara, sei proprio preziosa. come una bacchetta (che un giorno avremo vera, vedrai, vedrai….)

  • e poi il braciere ove erano contenuti i carboni ardenti,venivano portati fuoria dalla stanza d a letto per evitare che il monossido di carbonio che continuava a svilupparsi,dato che i carboni non erano spenti del tutto,inondasse la camera e dvientando un potenziale pericol odi morte..

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