un campione. omaggio

alle 19 appuntamento con il campione. l’aereo è in ritardo e alle 20 arriva un ragazzo. lungo, dal sorriso grande. entrano i capelli per primi. poi il sorriso. le mani a stringersi, uno studiarsi reciproco. scendiamo in sala, salgo sul trespolo che mi manca mezzo metro e poi  il cliente detta le regole e il ragazzo esegue, ascoltando e seguendo quello che dico, che suggerisco. ridiamo, finisce in un lampo il lavoro. contenti, soddisfatti, dì è andata bene vero?

benissimo. ciao alla prossima! mamma la foto? ops non ci ho pensato! a questo incontro ne sono seguiti altri e sempre mi scordavo la foto o l’autografo, perchè doveva arrivare il campione, ma arrivava sempre un ragazzo simpatico, che sorrideva con gli occhi e con un modo di parlare che era facile pensare  di avere davanti un amico di tuo figlio. e difficilmente chiedi foto e autografo all’amico di tuo figlio.

guardi le corse la domenica, come hai sempre fatto, seguendo il campione e pensando al ragazzo. facendo il tifo e scossando la testa. perchè c’è sempre qualcosa da rivedere e riprogrammare. fino a domenica scorsa. domenica scorsa italia1 criptata e il digitale non va.sono per le scale a scendere e l’occhio destro che balla, (oc stanc cor franc, oc dret cor fret)* lo sparso è a milano, gli è successo qualcosa? chiamo non risponde,  accendo il computer e le immagini che vedo sono irreali. seguo le notizie con lo stomaco chiuso.ri telefono allo sparso e piango, sveglio pà e stiamo a guardare abbracciati, increduli, sconcertati, l’incidente più assurdo del motogp.

da una settimana non passa giorno che non mi si stringa la stomaco al ricordo.  un ragazzo che sembrava il mio, con le parole, la simpatia, i gesti che ti entravano nel cuore subito. con la gentilezza nei modi e un profondo rispetto per il lavoro di tutti. un ragazzo tirato su bene, un ragazzo normale in un mondo di campioni.

a luglio la promessa fatta a due bimbe, l’autografo di sic. e allora devo ricordarlo. e allora anche una foto. e una ragazza bellina che lo accompagna, potrebbe essere tua figlia anche lei, infradito e sorrisi. uno scatto mosso e la risata, dai va là fanne un’altra!

è stato un onore lavorare con te, campione. alla tua famiglia il mio omaggio. a te, ti penso ancora ogni giorno. diobò.

ciaomarco, due novembre, sic, vita

Commenti (23)

  • Aspettavo questo post e sapevo che sarebbe stata soltanto una questione temporale.
    Bellissimo complimenti. Non ho avuto l’onore di conoscerlo dal vivo ma mi ha coinvolto parecchio questa vicenda.
    Adesso ci guarda tutti da Lassù

  • È brutto sempre, cosa credi, quando muore un figlio, anche se non è il tuo, ed è giusto e umano piangerli questi figli non nostri, pregando in fondo di non doverlo fare. Per nessuno.

    Solo che la vita è una valle di lacrime e ti frega sempre.

  • ho evitato di seguire le trasmissioni dedicate, ho solo visto un passaggio di sua mamma sorridente che lo stringeva in un’urna cineraria, ho pensato che quel carattere bello e quel sorriso arrivavano da una donna unica e da un babbo che lo chiama “il mio bimbo”.

  • ancora oggi ci si chiude lo stomaco….
    che domenica terribile, che angoscia e io in casa da sola a piangere come una disperata… sì proprio noi mamme che tanto abbiamo pianto e che ancora pensando a lui ci viene un pò di magone…
    noi mamme che qualche volta ci chiediamo lei come fa a sorridere a tutti?
    proprio una bellissima famiglia, con un amore, una forza che davvero in poche si trova.
    ciao Sic…. e lassù dai de gasss e fai vedere a tutti come si guida.
    lamps

  • ragazzi dal sorriso sincero e i piedi ben piantati per terra, senza che questo gli impedisca di volare all’inseguimento dei loro sogni. sono gli esempi positivi (e non solo per i giovani, che di buoni esempi ne abbiamo bisogno a qualunque età) che ci trasmettono la fiducia in noi stessi e nel mondo anche attraverso lo schermo freddo della tv.
    straordinari nella loro normalità.
    e ha ragione Penta, quando se ne vanno persone speciali, ci si rende conto che sono speciali anche le loro famiglie: pur nel dolore incommensurabile non lasciano spazio alla disperazione.

  • Moglie, quando ho visto i tuoi post ho pensato che fosse la normale costernazione che ha preso tutti e quanti. Poi ho capito che era di più.

    E davvero, quel figlio è il figlio di tutte noi, è facile lasciarci un pezzetto di cuore.

    Ma sai, lui sapeva quel che faceva, immagino. E lo faceva lo stesso. Immagino che sia perchè gli piaceva proprio un sacco. Ed è morto facendo quel che gli piaceva. Troppo presto, troppo troppo presto. Ma non sono tanti quelli che possono vantare la stessa cosa.

    Sicuramente non quelli che lavorano in nero e poi ci schiattano sotto il loro lavoro, per esempio. Sono retorica eh?? Lo so.

    E quindi? e quindi, ci si consola pensando che forse lui, avesse potuto scegliere, avrebbe comunque scelto questo.

  • Io ero quaggiú, e quaggiú in fondo al mondo non abbiamo tv e non ascoltiamo tg. Tanto, se succede qualcosa di importante, lo si viene a sapere comunque. E cosí io l´ho saputo, da un tuo commento su facebook. Chiaramente non ho guardato nulla, né cercato altro. Se non una lettera stranissima del professor Costa. Io manco da tanto dall´Italia, e non mi sono mai interessata di moto piú di tanto. Da piccolinissima c´era Lucchinelli, poi certo…non si puó vivere in Itaia e non sapere chi é Biaggi o Valentino Rossi. Capirossi mi ha colpita quando l´ho sentito parlare ad una Festa de l´Unitá, molti anni fa, in un incontro organizzato per parlare della sicurezza stradale e, credo, dei giovani che sopravvivono. Simoncelli l´ho visto in tv, una volta sola, ospite in un programma di La7 condotto da una tipa stranissima di cui proprio ora non ricordo il nome. Mi ha colpito tantissimo, e ci ho pensato spesso.
    Credo che tutto questo, come direbbero i buddisti, dovrebbe farci godere la vita ogni giorno di piú, ed amare i nostri figli (e soprattutto quelli degli altri) anche quando sono stanchi, anche quando ci rispondono male, anche quando non riordinano e per la venticinquesima volta chiedi dove hanno messo la forbice e ti rispondono “non lo so” che li ammazzeresti, anche quando ti sembra di aver sprecato tempo e fiato e capelli per anni per far capire loro come essere gentili e poi trac! te li trovi che si picchiano col bimbo dei vicini (per cercarlo tre nanosecondi dopo). Amarli dolcemente sempre, e quando sono arrabbiati ancora di piú. E poi osservari e vederli morire ogni sette o otto mesi, perché la “mia Anna” di due anni non c´é piú, e nemmeno quella di 4; adesso ce n´é una strana di quasi 6, che balla e mi racconta del suo amichetto preferito. Noi mamme, in fondo, siamo abituate a “veder morire” i nostri “vecchi figli”, e questo dolore ci rende piú forti e piú preparate in casi estremi come questo. Almeno qusta é la mia interpretazione del comportamento della mamma in questione. Grande esempio.

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