superiori a tutto

anche al tempo che passa. abbiamo aspettato 30 anni per decidere che forse era il momento di rivederci. scuola superiore. anno 1976

la compagna di banco. la chiamo nonna e invece è madre da un anno appena.
la secchiona della classe. non pervenuta
la figa. semprefigauguale
la chiacchierona. la timida. l’irriconoscibile.

e poi lei. la profe che ha cambiato la percezione dello studio, dell’impegno politico, del leggere e del capire. quella che ci ha fatto capire che la scuola non è tu studia io insegno.
la scuola è: non stiamo perdendo tempo. e ancora una volta è lei che ci mostra come essere superiore a tutto. anche al tempo che passa. angelica sassi, sei la nostra migliore compagna di scuola.

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la compagna di banco, suo figlio e la profe del cuore

classe terza A. arrivederci a presto

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ps

l’impegno di un paio di compagne a cercare indirizzi e contatti. la sua disponibilità a mettere luogo e cucina. rivedersi dopo 35 anni. non riconoscere i visi, i nomi. il magone nel rivedere la compagna di banco. quella che: non ci lasceremo mai. e capire che sì, non ce ne fregava un’emerita sega di continuare a frequentarci, ci siamo perdute, come con la maggior parte delle altre. ma c’è la rete, c’è facebook e c’è, in alcuni casi, la voglia di riconoscersi di nuovo.

 

compagni di scuola, le mie ricette, pranzo di classe, scuole superiori, vita

Commenti (4)

  • anch questo post me l’ero perso, ma che data ha? decenni senza mai vedersi: impossibile immaginarlo mentre si era fra quei banchi, che avremmo trascorso fettone di vita senza mai nemmeno una telefonata! e poi capita che, alla cassa del negozio bio, mentre è saltata la corrente e l’attesa si prolunga, capita che la voce della signora che ci precede, risuoni dentro un ricordo lontano….allora la guardi meglio. riconosci l’espressione, che è solo più smorzata, più controllata. il trucco è sempre evidente ma senza più sbavature, i capelli sono stati domati e questo ondulato leggero sembra naturale. sì, è sicuramente lei, da irrequieta adolescente è diventata una bella signora elegante ma l’occhio e il gesto sono sempre svelti, come a 17 anni, la risata sempre argentina. mi dico che deve essere felice, gli occhi non mentono. abbordo un discorso di circostanza, complice l’attesa del ritorno della corrente. lo faccio pur consapevole del confronto stridente (come lo era ai tempi della scuola!) fra lei, bella, curata, elegante e me, che sono sempre la solita scombinata che corre da un posto all’altro incurante dei capelli arruffati, della giacca non intonata, per non parlare del trucco sempre assente! decido che me ne frego perchè questa è un’occasione unica! parliamo ma non accenna al riconoscimento e allora le chiedo “ma tu ti chiami S…?”. riappare per un secondo lo stesso stupore di quando il prof sentenziava “S.., interrogata!” però stavolta segue il sorriso e la ritrovo com’era, con la stessa spontaneità e la stessa grinta. mi parla dei problemi lavorativi del marito ma non un lamento, solo grinta e gran determinazione nel volercela fare. sì, le sue parole e i suoi occhi mi confermano che è felice e io ne sono molto contenta. la vedo sfrecciare con un piccolo fuori strada che le si addice molto, e mi dico che dobbiamo farla questa rimpatriata delle superiori, dobbiamo senz’altro! -in queste foto non ti ritrovo, dove sei?-

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