una estate fa (1)
ho visto il vagone bici modello deportazione. il 30 agosto tornando a casa
ho visto due vecchietti baciarsi nel mare, come ragazzini
ho visto, al tavolino di un bar, due mamme impegnate con i loro tablet e i loro figli di neanche 10 anni far conversazione.
ho visto labbra di ragazze arrivare prima del resto del corpo, a una serata di musica in spiaggia
ho visto tanti parcheggi liberi, al mare
ho sentito un gruppo di signore in ammollo parlare degli scatti pensione degli insegnanti e, al ritorno del mio camminare, della colazione a base di vino ciambella toast e mortadella. (ma si mangia bene in quella pensione)
ho ascoltato i lamenti di chi si sente solo, ma non fa nulla, nulla perché ciò non accada.
ho contato i runner che incrociavo, correndo fra mare e pineta. sono arrivata a 15, prima che piovesse forte. di nuovo
ho scoperto una spiaggia nuova. mi è piaciuta tantissimo. la consiglierei a tutti se non avessi paura che tutti possano rovinarla.
ho tenuto a freno i desideri.
ho rinunciato a tentare di perdere peso.
ho sospirato vedendo il cartello “in demolizione” del Savioli spiaggia
ho gioito per la nuova idea di muccioli. un evviva ci sta tutto
ho sbuffato per il freddo
ho approfittato della generosità degli amici
ho sentito le mancanze, maledicendo me, che avrei solo dovuto esultare per le presenze
ho constatato che il bisogno aguzza l’impegno
ho appurato che non si ha tempo solo quando non lo si vuole avere
ho visto due bambini sovrappeso far la fila per i bomboloni
sono stata a cena contemporaneamente in centro e in periferia. ritrovando amici nel cuore
ho sentito i telecronisti del motogp tentare di imitare guidomeda e urlare rock’nroll alla partenza delle moto. patetici
adesso spero che arrivi l’estate. davvero
ps:
ho visto una vetrina e per la prima volta dopo anni ho pensato mammamia come vorrei essere lei. manichina di bello vestita. senza altre velleità che il farsi guardare.
e grazie agli amici che non sono tassisti ma mi han trasportata. spesso. che la bici non arriva ovunque