il pain perdu delle 15e30

pà non ha risposta alla chiamata, raramente immediata e in genere, soffro di attenzione negata. ma, la risposta olfattiva, quella funziona alla grande.
immediata discesa all’odor di pizza, curiosa con indagine all’odore di biscotti in forno, partecipata se sente odor di caffè.
oggi è sceso richiamato, appunto, dal caffè che mi stavo facendo. orario comodo, 15e30

-cosa fai?
-colazione
-a quest’ora?
-è una colazione di lavoro…
-e quello cos’è?
-pain perdu
-però tal mègn sol tè

in dialetto romagnolo pan perdù suona come “pane per due” ecco il perché del ” lo mangi solo tu”

ecco perché, anche in una giornata di birilli da rialzare, di palline uscite dal biliardino, di scivoli che bruciano le mutande, la risata salva moglie e cavoli (che bollono in pentola)

questa versione del pain perdu è la più simile alle frittele che mi faceva mamma, così simile nel sapore che giurerei fosse una frittella di riso e non un pane da toast bagnato in uovo, zucchero e latte e fatto saltare in poco burro fuso. forse è lo zucchero bianco in cui l’ho rigirato. forse è il natale che sta arrivando. forse è la voglia che ho di rivederla. o quella di sognarla.

e forse è un frittella anche questa, i francesi preparano i pain perdu per la colazione o la merenda tradizionalmente con le fette di pane avanzato, bagnate in una miscela di uovo sbattuto, zucchero di canna e mezzo bicchiere di latte. burro fuso in padella, girate da entrambi i lati e guarnite con zucchero a velo, composta di frutti rossi, crema al cioccolato o al mascarpone.
gustarle ascoltando possibilmente questo pezzo e sistemandovi le sopracciglia con le pinzette. buona colazione di lavoro o merenda di piacere

 

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