FAI primavera

le giornate del FAI sono una benedizione per scoprire luoghi difficilmente visitabili perché chiusi al pubblico, impossibilitati a fornire apertura continuative, o ancora così sconosciuti che occorre accendere un cero per farli trovare.

la ventisettesima edizione il 23 e 24 marzo, è dedicata a quei siti che naturalmente rivestono importanza paesaggistica e storica.

a faenza e lugo ci porteranno a pochi passi da casa, alla scoperta del canale di mulini, una via d’acqua realizzata in epoca medievale per fornire  potenza idraulica alle macine dei mulini, il canale, che nasce dal senio alla diga steccaia a tebano e arriva quasi al mare gettandosi nel reno, è un corridoio ecologico, raro esempio in pianura di antiche  testimonianze di naturalità.con gli apprendisti ciceroni delle scuole potremo percorrere due tratti importanti di questo itinerario storico naturalistico,:

a lugo, dal parco del loto al ponte delle lavandaie

partenza dal parco del loto, una vecchia cava di argilla diventata invaso rinaturalizzando un parco esteso ma in centro città:  boschetto aperto, luminoso, con alberi adulti vigorosi, cespugli di varie dimensioni e fior di loto che in fioritura ricoprono quasi tutta la superficie, arrivo presso il ponte delle lavandaie, realizzato nel 1600 a gradoni tutt’ora visibili, che arrivano fino all’acqua e che venivano utilizzati fino agli anni ’50 del secolo scorso dalle lavandaie per lavare i panni nel canale.

a castelbolognese dal mulino scodellino alla diga steccaia

il mulino scodellino, di epoca medioevale, è un grandioso esempio di recuperato rurale da parte di volontari e istituzioni, oggi è arricchito da una nuova centrale idroelettrica in funzione da un anno progetto del consorzio di bonifica della romagna occidentale
la diga steccaia o leonardesca, costruita nel quattordicesimo secolo dal senato di bologna per dare acqua alle fosse, provvedeva alla difesa del castello e rendeva attivi i suoi mulini.
presenta un piano inclinato di smorzamento della forza dell’acqua realizzato su palafitte conficcate nell’alveo del fiume e da fasciame di legno tenuto in sede da cavi di acciaio, come da progetto di leonardo, i pali sono forati in testa per permettere il passaggio dei tiranti che hanno il compito di posizionare le fascine in perfetta aderenza sul fondo; la diga ha subito in passato rotte pericolose, ma è stata sempre stata riparata preservandone le caratteristiche.

un percorso semplice da fare a piedi o in bicicletta, con il gruppo nordik walking di lugo o in autonomia.
al polo di tebano, domenica 24, ci sarà ad arricchire le cose da fare, un incontro con adolfo rosati a cercare erbe spontanee

ci vediamo su e giù per la romagna? 6.380,6 km²  di cui 2334,3 km² in pianura  e 4.046,3 km² divisi fra colline e montagne
ps: non sarò contenta fino a quando non l’avrò girata tutta.

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